EDITORIALE
Contributi a fondo perduto incremento del plafond per i beneficiari ed incentivi disponibili in tema di internazionalizzazione e digitalizzazione
di Anna Montefinese
Il 2024 ha inaugurato l’avvio del settennio che vede l’entrata in vigore di un’interessante novità normativa in tema di aiuti in regime de minimis che riteniamo opportuno evidenziare dato il sempre più diffuso accesso ai contributi, sia in ambito internazionalizzazione che digitalizzazione ma anche certificazione ESG, da parte di molte imprese da noi affiancate in tale ambito.
Si rileva infatti che, negli ultimi anni, i finanziamenti pubblici e le agevolazioni abbiano rappresentato un aspetto sempre più determinante ai fini dello sviluppo e dell’innovazione di impresa.
L’Unione Europea ha lavorato negli ultimi anni per attuare un processo di modernizzazione degli aiuti di Stato, avviato nel 2012 dalla Commissione Europea, che vede il 13 dicembre 2023 l’adozione del nuovo regolamento de minimis in sostituzione del vecchio regolamento generale (regolamento Ue 1407/2013).
Il nuovo regolamento europeo 2023/2831 si applica alle imprese operanti in tutti i settori, salvo alcune eccezioni, a decorrere dal 1° gennaio 2024 e fino al 31 dicembre 2030.
In particolare, poniamo l’attenzione su una delle novità di rilievo del Regolamento che vede ora stabilito il plafond massimo di 300 mila euro complessivi di aiuti de minimis (e non più di 200mila euro) che gli Stati membri possono concedere a un’impresa, definita come impresa unica, nel triennio a partire dal 1° gennaio 2024.
Il nuovo massimale tiene conto dell’inflazione osservata nel tempo e degli sviluppi che si prevedono durante il periodo di validità del nuovo regolamento.
Relativamente al periodo di tre anni per il calcolo dei contributi si applica il procedimento su base mobile (cd. “rolling basis”), per cui ad ogni nuova concessione di aiuti de minimis, si deve tener conto dell’importo complessivo degli aiuti de minimis concessi nei tre anni precedenti.
In merito, invece, agli incentivi attualmente disponibili elenchiamo alcune diverse opportunità di finanziamento a fondo perduto rivolte alle micro piccole e medie imprese erogate dalle Camere di Commercio di appartenenza e in merito alle quali il nostro Gruppo può supportare le imprese interessate a partecipare sia nella predisposizione della documentazione del bando che nella redazione del progetto e nella erogazione dell’aspetto consulenziale di riferimento. A titolo di esempio citiamo i voucher internazionalizzazione erogati dalle Camere di Commercio di Vicenza, Bari, Modena, Marche, dell’Emilia, Trento e Cuneo.
Tra le spese ammissibili, in generale, rientrano sia la partecipazione a fiere all’estero, registrazione di marchi all’estero, affiancamento in impresa di un Temporary export manager o un Digital export manager o anche contributi per la realizzazione di percorsi di accompagnamento delle imprese alla sostenibilità. L’entità dell’agevolazione varia e, a seconda del bando di riferimento, si va dal 30% al 60% a fondo perduto. A livello regionale segnaliamo invece il bando internazionalizzazione della Regione Calabria il cui sportello per poter presentare richiesta di contributi è già aperto.
Per informazioni: montefinese@commercioestero.net
A proposito di…
di Michele Lenoci
Ripresa economica in Algeria
Secondo il Quotidiano Le Maghreb, la situazione economica in Algeria sembra promettente, poiché tutte le principali variabili macroeconomiche sono in miglioramento, soprattutto grazie al notevole miglioramento degli equilibri interni ed esterni. Questo miglioramento ha portato all’aumento delle riserve di cambio senza ricorrere all’indebitamento estero. Boubekeur Sellami, un esperto economico algerino, ha dichiarato che il 2023 è stato il primo anno in cui il bilancio dello Stato ha registrato un aumento senza precedenti. Questo aumento è stato attribuito non solo alle riforme che hanno interessato diversi settori, ma anche all’avvio di importanti progetti d’investimento pubblici, agli sforzi nel settore sociale e ai partenariati strategici dell’Algeria con numerosi paesi economicamente e geostrategicamente importanti, insieme al ritorno dell’Algeria sulla scena diplomatica.
Gli investimenti diretti esteri cresceranno in Cina nel 2023 al tasso più basso degli ultimi 30 anni
Secondo le statistiche fornite dalla State Administration of Foreign Exchange (SAFE), nel 2023 gli investimenti diretti delle imprese straniere in Cina sono aumentati di circa 33 miliardi di dollari in termini netti. Si tratta del dato più basso degli ultimi 30 anni. Questa istituzione ha reso pubblica la passività per investimenti diretti nella sua bilancia dei pagamenti – un indicatore che segue i nuovi investimenti esteri nel paese, registrando i flussi monetari legati a entità straniere in Cina – che, secondo Bloomberg, è diminuita dell’82% in termini su base annua e sono al livello più basso dal 1993. La bassa domanda nazionale e internazionale, i rischi di deflazione e gli stimoli insufficienti, insieme a una crisi immobiliare che non ha toccato il fondo e alla mancanza di fiducia nel settore privato sono alcuni delle principali cause che gli analisti adducono per spiegare la situazione della seconda economia mondiale.
La Costa d’Avorio, il granaio di cacao del mondo, aspira a trasformare tutta la sua produzione “in situ”
Il Paese produce il 44% dell’offerta globale ed esporta la metà del grano grezzo. Un ambizioso piano statale mira a riappropriarsi dell’intero processo, controllato per lo più da mani straniere. Circa la metà del cacao ivoriano viene già trasformato (in pasta, polvere, burro o liquore) all’interno dei confini. Si tratta di circa un milione di tonnellate, su un totale di 2,2 milioni, il che colloca la Costa d’Avorio come il secondo trasformatore al mondo dopo i Paesi Bassi. Si prevede che nel 2024 inizieranno ad operare le fabbriche finanziate rispettivamente dalla Cina e dagli Emirati Arabi Uniti ad Abidjan e San Pedro (il secondo porto commerciale del Paese).
Giappone: in aprile aumenteranno i prezzi di 2.806 prodotti alimentari
Stando ad un sondaggio svolto dalla società di ricerca Teikoku Databank, nel mese di aprile, in Giappone aumenteranno i prezzi di 2.806 prodotti alimentari. La cifra supera, per la prima volta, il tetto dei 2.000 prodotti registrato nell’ottobre dello scorso anno, sebbene sia inferiore del 48,1% rispetto ad aprile del 2023, quando erano aumentati i prezzi di 5.404 articoli. Il rialzo dei prezzi, sostenuto dall’aumento dei costi degli ingredienti, torna ad essere evidente a seguito dell’instabile andamento meteorologico. (ICE TOKYO).
La Bulgaria è leader nella produzione di olio di lavanda
Da diversi anni la Bulgaria è leader nella produzione di olio di lavanda, superando la Francia e altri Paesi europei. La lavanda è un ingrediente chiave della cosmesi mondiale. Il 99% dell’olio di lavanda prodotto in Bulgaria viene esportato quindi i produttori bulgari lavorano principalmente per i mercati esteri. Gli Stati Uniti sono i maggiori consumatori: il 27% delle esportazioni è destinato a questo Paese. Seguono paesi come Germania, Francia, Austria, Paesi Bassi, India, Regno Unito, Spagna, Canada, Marocco, Giordania e Cina. (ICE SOFIA).
Crisi del biologico in Francia: il peggio è passato secondo Ecotone
Secondo il leader europeo del biologico, il gruppo Ecotone – noto per i suoi marchi Bjorg, Bonneterre e Alter Eco Chocolate – la crisi del biologico in Francia, il suo mercato più grande, è alle spalle. Dopo un calo delle vendite legato all’inflazione per più di due anni, questo mercato da 12 miliardi di euro dovrebbe, ad avviso del gruppo, ripartire nel 2024. “Nella grande distribuzione, le vendite dei marchi specializzati in prodotti biologici sono aumentate a valore del 2% a fine febbraio su base annua. Il calo dei volumi è stato limitato al 2%”, indica Christophe Barnouin, presidente di Ecotone. “Nei negozi specializzati la ripresa si è registrata più rapidamente a partire dalla prima metà del 2023. Il settore dovrebbe tornare rapidamente a crescere nei volumi”. L’anno scorso il fatturato del gruppo è rimasto stabile a 693 milioni di euro, ma è diminuito del 6% in volume. Ecotone svolge tre quarti della sua attività nei marchi specializzati. In questa rete (53% di quota di mercato), l’attività è iniziata bene nel 2023, con un incremento dell’1,2%. Si è però aggravato il calo dei volumi per i marchi, con un calo dell’8% rispetto al meno 6% del 2022. Questo nuovo declino si spiega, secondo il colosso del settore, con gli scaffali che continuano a ridursi nelle grandi superfici. I distributori hanno tagliato il numero delle referenze del 5%, dopo già il 7% nel 2022. I marchi convenzionali, che avevano lanciato alcuni prodotti biologici, hanno fermato i costi. “Si assiste ad un consolidamento dell’organico attorno ai marchi specializzati”, continua Christophe Barnouin. “Con questa regolazione, ora abbiamo la dimensione del raggio corretta. Abbiamo riscontrato un’ottimizzazione tra domanda e offerta”. Oltre a questa razionalizzazione sugli scaffali, il calo dell’inflazione dovrebbe favorire anche i prodotti biologici, i cui prezzi in due anni sono aumentati del 13%, contro oltre il 20% per il resto dell’offerta alimentare. Tornerebbero i clienti del settore, che in precedenza hanno ridotto gli acquisti visti i prezzi. (ICE PARIGI)
Spagna: quarto mercato per l’export italiano
I dati ISTAT relativi al 2023 indicano che l’interscambio Italia – Spagna ha raggiunto la cifra record di 65,7 miliardi di euro, con un saldo favorevole al nostro Paese di 205,6 milioni di euro. La Spagna è il quarto mercato di destinazione del nostro export (dopo Germania, Francia e USA), con un controvalore di quasi 33 miliardi 2023, pari al 5,25 % del totale esportato nel mondo. L’Italia si colloca al 4^ posto tra i fornitori esteri della Spagna (quota del 7,4 %), preceduta da Germania, Francia e Cina. Nel dettaglio, l’export italiano verso la Spagna nel 2023 è stato pari a 32.962 milioni di euro con una crescita annuale del +2,1 %, particolarmente significativa, considerando che il totale dell’export italiano nel mondo è rimasto invariato a quota 626 miliardi. I prodotti italiani maggiormente esportati verso la Spagna sono: agroalimentari, macchinari, mezzi di trasporto, moda, apparecchiature per telecomunicazioni, prodotti chimici, plastica e gomma, componentistica auto, metalli, medicinali e prodotti chimici. I cospicui stanziamenti europei del “Next Generation E.U.”, di cui Italia e Spagna sono i primi beneficiari, fanno ritenere che i settori di maggiore potenzialità nel prossimo futuro saranno: digitalizzazione, efficienza energetica, fonti rinnovabili, mobilità sostenibile, e-commerce, trattamento e gestione delle acque. Da sottolineare anche la costante crescita degli investimenti tra i due Paesi, il cui stock complessivo è pari a quasi 68 miliardi di euro (di cui 46 miliardi italiani in Spagna e 22 spagnoli in Italia). La presenza imprenditoriale italiana in Spagna è molto consistente: oltre 2.000 aziende con una forza lavoro di 84 mila addetti ed un fatturato complessivo annuo di quasi 42 miliardi di euro. (ICE MADRID).
Attenzione su…
Legge n. 206/2023 Made in Italy
Le nuove disposizioni in tema di blockchain
di Marco Tupponi
L’art. 47 della legge n. 206/2023, al primo comma, autorizza la spesa di 4 milioni di euro per l’anno 2023 e di 26 milioni di euro per l’anno 2024 affinché il MIMIT (Ministero delle imprese e del made in Italy) promuova e sostenga la ricerca applicata, lo sviluppo e l’utilizzo della tecnologia basata su registri distribuiti (DLT) – blockchain – così come definita all’art. 8-ter del decreto-legge n. 135/2018, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12.
Il quarto comma dell’art. 47 consente al MIMIT di concedere alle piccole e medie imprese (PMI) che ne facciano richiesta:
- contributi a fondo perduto e finanziamenti a tasso agevolato per progetti che riguardano lo sviluppo e l’utilizzo delle tecnologie basate su registri distribuiti, mirando a implementare sistemi di tracciabilità delle filiere produttive del made in Italy, dalla produzione delle materie prime fino alla distribuzione commerciale;
- contributi e finanziamenti a tasso agevolato per la consulenza e la formazione sulla digitalizzazione dei processi produttivi basata su registri distribuiti.
La valorizzazione della tecnologia – Come si legge chiaramente dalla formulazione della norma, l’art. 47 affronta la questione dell’utilizzo della tecnologia blockchain – tecnologia basata su registri distribuiti – che, grazie alle sue funzionalità, permette la tracciabilità, la certificazione e la valorizzazione della filiera dei prodotti e del made in Italy.
È doverosa una premessa.
Può risultare complicato dare una definizione univoca al termine blockchain, poiché esso assume diversi significati a seconda della prospettiva in cui viene adottato.
L’art. 8-ter del già richiamato decreto-legge n. 135 del 2018, occupandosi di tecnologie basate su registri distribuiti e smart contract recita: «1. Si definiscono «tecnologie basate su registri distribuiti» (blockchain) le tecnologie e i protocolli informatici che usano un registro condiviso, distribuito, replicabile, accessibile simultaneamente, architetturalmente decentralizzato su basi crittografiche, tali da consentire la registrazione, la convalida, l’aggiornamento e l’archiviazione di dati sia in chiaro che ulteriormente protetti da crittografia verificabili da ciascun partecipante, non alterabili e non modificabili». In estrema sintesi, quindi, la blockchain è una struttura informatica che, utilizzando la crittografia, permette di organizzare informazioni in modo da garantirne l’inalterabilità.
Possiamo rappresentarla come un grosso file, spesso condiviso su più computer, che è diviso in blocchi concatenati tra loro con scansione temporale ben definita, ciascuno dei quali contiene delle informazioni.
Come se fosse una fila di scatoloni, ciascuno pieno di buste.
Il concatenamento crittografico dei blocchi permette di garantire che, se il primo blocco è autentico e originale, tutti i seguenti lo sono, e permette a chiunque di aggiungere un nuovo blocco, rispettando le regole della particolare blockchain.
Le blockchain sono “libri mastri” a blocchi, ciascuno dei quali registra le informazioni sulle “transazioni” effettuate. Per aggiungere un blocco e certificare uno scambio serve il consenso dei partecipanti alla catena stessa.
Esistono dei “volontari”, – miners – dotati di server con enormi capacità di calcolo, che prendono alcune delle registrazioni contabili – ledger, richieste ma non ancora registrate (buste), le inseriscono in un blocco temporaneo della blockchain (scatolone) e cercano di “agganciarlo” alla blockchain (fila di scatoloni), eseguendo un complicatissimo calcolo matematico – staking (che consuma moltissima energia elettrica).
Il primo che ci riesce vince, “aggancia” il nuovo blocco alla blockchain e lo invia a tutti i server. Tutti gli altri, che stavano tentando di fare la stessa cosa, ma hanno “perso la gara”, buttano via il lavoro fatto e ricominciano da capo con un nuovo blocco, contenente nuove registrazioni contabili.
Chi ha “vinto” e ha creato il nuovo blocco della blockchain, riceve in premio un certo numero fisso di Bitcoin “creati” dal nulla (“minati” dai miners cioè i minatori) più l’ammontare di tutte le “commissioni”, realizzate ad esempio con Bitcoin già esistenti, contenute nelle richieste di registrazioni contabili che ha autenticato.
Se la sua bolletta dell’energia elettrica è più bassa del valore dei bitcoin che riceve, guadagna soldi.
In tal modo si distribuisce la gestione di un database superando lo schema tradizionale della gestione centralizzata dei dati.
Qualsiasi genere d’informazione o dato può essere digitalmente rappresentato ed essere contenuto e conservato all’interno di una piattaforma blockchain.
Proprio per le sue caratteristiche la blockchain può essere utilizzata come strumento di lotta alla contraffazione ed è questo uno dei motivi che per cui è stata inserita nella Legge sul Made in Italy e ne vengono finanziati i progetti applicativi.
All’interno della blockchain è possibile registrare tutte le transazioni che avvengono tra i diversi partecipanti alla catena di approvvigionamento (supply chain), da monte a valle della filiera produttiva.
Questo sistema consente così di monitorare chiaramente l’origine e la qualità dei prodotti in ogni fase del processo, riducendo il rischio di possibili frodi ed eliminando la contraffazione.
In questo modo, ad esempio attraverso l’utilizzo di un QR code stampato sulla confezione del prodotto, sarà possibile per il consumatore ottenere informazioni esaustive e affidabili sul prodotto e verificare l’origine delle materie prime e il “Made in Italy”.
Il catalogo nazionale per il censimento – Il secondo comma dell’art. 47 della novella istituisce presso il MIMIT un catalogo nazionale per il censimento delle soluzioni tecnologiche basate su registri distribuiti. Il suddetto catalogo provvede al censimento dei nodi infrastrutturali rispondenti ai requisiti dettati dall’European Blockchain Services Infrastructure (EBSI), al fine di promuovere la costituzione di una rete basata su tecnologie distribuite, favorendo l’interoperabilità con le soluzioni tecnologiche sviluppate all’interno dell’Italian Blockchain Services Infrastructure.
Si precisa che l’European Blockchain Services Infrastructure (EBSI) è un’iniziativa della Commissione Europea e della European Blockchain Partnership che mira a sfruttare il potere della blockchain per il bene pubblico.
Il terzo comma dell’art. 47 della novella autorizza la spesa di 200.000 euro per l’anno 2023 per diverse finalità:
- l’istituzione e il funzionamento del catalogo;
- il coordinamento con le istituzioni europee e nazionali competenti in materia;
- l’esecuzione di attività di censimento e verifica;
- la promozione di specifici casi d’uso sulla tracciabilità dei prodotti italiani.
A partire dall’anno 2024, è autorizzata la spesa di 50.000 euro per l’aggiornamento e la manutenzione del catalogo.
Il quinto comma dello stesso articolo prevede che, tramite un decreto del MMIT, e in collaborazione con il Ministro dell’economia e delle finanze, entro 60 giorni dall’entrata in vigore della nuova legge si debbano definire alcune questioni tra cui:
- la ripartizione delle risorse previste dal primo comma tra le finalità enunciate nel precedente comma;
- la determinazione dell’ammontare dei contributi;
- la definizione delle modalità di concessione e fruizione delle agevolazioni».
Misure economiche per l’anno 2024 e “Metaverso” – Al primo comma dell’art. 48 della nuova legge, il MIMIT è autorizzato a una spesa di 5 milioni di euro per l’anno 2024 per promuovere la transizione digitale dell’industria e dell’artigianato, attraverso l’utilizzo di ambienti virtuali immersivi (Metaverso – Realtà Aumentata e Intelligenza Artificiale). Queste iniziative sono finalizzate a sviluppare il commercio elettronico e a migliorare i processi produttivi, formativi e di marketing.
Il Metaverso si propone come una nuova modalità tecnologica basata sulla realtà virtuale, la realtà aumentata e tutte le applicazioni connesse anche se l’avvento e la crescita prorompente dell’Intelligenza Artificiale e di Chat GPT nel 2023 hanno fatto segnare pesantemente il passo al Metaverso.
Potremmo dire che il Metaverso è una specie di “universo parallelo” (la fantascienza, almeno per ora solo nella sua versione virtuale, è diventata realtà) in cui esistono altri linguaggi, altri spazi altri soggetti.
Il Metaverso oramai è un “dato acquisito” resta invece da vedere quale sarà il percorso che porterà buona parte degli individui ad integrare e compenetrare le proprie vite reali con le esperienze online.
Gli spazi digitali, in costante aumento, sono destinati ad ospitare non solo l’attività di socializzazione, ma anche gli incontri di business e dunque lo shopping di nuovi beni e servizi ed è la ragione per cui viene preso in considerazione dall’art. 48 della novella.
Il modello di Metaverso che vedrà con ogni probabilità maggior diffusione è incentrato sulla creazione di piattaforme digitali, basate sulla tecnologia blockchain, che permettano ai vari utenti di creare spazi digitali personalizzati attraverso l’acquisto e lo scambio di oggetti virtuali sia mobili che immobili.
Stiamo parlando di possibili mondi in cui tutto ciò che è reale può diventare digitale e prendere forme nuove combinandosi con altri elementi, di fatto permettendo esperienze virtuali non sottoposte ai vincoli fisici del mondo reale.
Proviamo ad immaginare che un possibile cliente stia accedendo ad uno store, nel Metaverso.
Dopo aver testato virtualmente i prodotti / servizi potrebbe aver bisogno di supporto. Se invece di chattare entrasse in contatto diretto con ologrammi capaci di mostrargli come risolvere il problema concretamente sarebbe probabilmente più a suo agio. Questo è un esempio di esperienza immersiva capace di attirare e fidelizzare clienti. Ognuno di noi potrebbe, in teoria popolare un Metaverso.
I così detti creators: innovatori, artisti, imprese e professionisti saranno i protagonisti e gli sviluppatori di questa tecnologia.
Affinché il Metaverso sia sempre più coinvolgente si dovranno progettare e poi costruire dispositivi sempre più avanzati, in grado di avvicinare sempre più l’esperienza virtuale a quella reale come ad esempio visori, occhiali, sensori, controlli remoti ed elementi indossabili e la “Legge sul Made in Italy” mira a finanziare anche queste nuove possibilità.
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ESG: quadro normativo di riferimento e breve analisi comparata
di Alessandro Russo
Le normative sul reporting di sostenibilità, note come “normative ESG”, si stanno evolvendo non soltanto a livello comunitario bensì globale, seppur non in maniera uniforme e con sensibilità differenziata, per una divulgazione più coerente e trasparente. Se il 2023 è stato un anno significativo per la definizione di alcuni standard di sostenibilità, nel 2024 l’UE e gli Stati Uniti stanno compiendo notevoli sforzi per la raccolta e la rendicontazione standardizzata dei dati ESG. Muoversi nel panorama normativo, con acronimi come SFDR, CSDR, NFRD, non è semplice e le imprese, in particolar modo le PMI, spesso non riescono a comprenderne né il significato né la logica che ne è alla base, soffermandosi sui vincoli e ragionando soltanto con un unico criterio di valutazione: se una determinata norma è vincolante secondo la legge oppure no. Sarebbe invece opportuno chiedersi se l’adeguamento ai diversi aspetti previsti dalle norme, a prescindere dalla obbligatorietà o meno, possa rappresentare per l’impresa un’occasione da sfruttare per rilanciare la propria competitività, soprattutto a livello internazionale.
Si tenga presente che la soglia di attenzione e di sensibilità alla nuova rotta tracciata dell’UE (e non solo) è in alcuni Paesi più elevata rispetto a quella delle imprese italiane e questo, nel medio lungo periodo, potrebbe rivelarsi un gap che, se non colmato per tempo, potrebbe penalizzare il tessuto imprenditoriale italiano.
Il primo aspetto rilevante, quindi, è la conoscenza delle normative europee che, senza entrare nel particolare, rendono l’idea di quanto il futuro sia orientato, a livello politico, economico e sociale, ai temi ESG. Provando a fare un breve excursus tra le normative europee ricordiamo il Regolamento UE sull’informativa di sostenibilità dei servizi finanziari (SFDR), in vigore dal 2021 e divenuto obbligatorio dal 1° gennaio 2023, che si prefigge lo scopo di combattere il fenomeno del “greenwashing”, mirando a prevenire affermazioni ambientali fuorvianti e promuovere gli investimenti in prodotti sostenibili per un’economia a basse emissioni di carbonio.
Recentissimo (lo scorso 15 Marzo) è l’accordo sulla Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD), nota anche come “Supply chain Act”, che imporrà alle grandi aziende di identificare, prevenire e rendere conto degli impatti negativi sui diritti umani e sull’ambiente durante le loro operazioni e catene di fornitura. Andando oltre i fornitori di primo livello, questa direttiva rappresenta un passo avanti significativo nella sostenibilità globale e nelle pratiche aziendali etiche. Le aziende devono condurre la due diligence sulle loro attività, filiali e operazioni della catena del valore associate ai loro rapporti commerciali. Si prevede che la CSDDD sarà emanata nel 2024.
Altra direttiva interessante è la Direttiva sul reporting di sostenibilità aziendale (CSRD), entrata in vigore il 5 Gennaio 2023 che ha consolidato gli obblighi in materia di rendicontazione di sostenibilità nell’ordinamento europeo, andando ad aggiornare ed ampliare il raggio di azione della precedente Non Financial Reporting Directive (NFRD).
Ricordiamo poi la Tassonomia UE, oggetto di ampliamento nel giugno 2023, componente fondamentale del quadro finanziario sostenibile dell’UE e che funge da strumento chiave di trasparenza nel mercato. In linea con gli obiettivi del Green Deal europeo, indirizza gli investimenti verso attività cruciali per la transizione verso un’economia a zero emissioni entro il 2050.
Ultimo cenno a livello comunitario merita poi l’ l’European Deforestation-free products Regulation (EUDR), anch’esso entrato in vigore lo scorso Giugno 2023 e che impone alle imprese interessate l’adeguamento entro dicembre 2024, vieta l’immissione o l’esportazione di prodotti nel e dal mercato comunitario che non rispettino requisiti di legalità e sostenibilità, in particolare imponendo rigide regole di due diligence alle aziende che trattano materie prime come bestiame, cacao, caffè, olio di palma, soia, legno e gomma.
Posto quanto sopra, è opportuno rilevare che anche gli Stati membri si stanno muovendo con iniziative legislative proprie, autonome o conseguenti all’entrata in vigore delle norme comunitarie. Ne è un esempio la recente legge tedesca sulla due diligence nelle catene di fornitura, che obbliga le grandi aziende con legami con la Germania a far rispettare gli standard sociali e ambientali nella loro catena di fornitura globale. La legge, applicabile alle imprese con oltre 1.000 dipendenti in Germania o alle filiali di società straniere registrate in Germania dal 1° gennaio 2024, introduce obblighi rigorosi, tra cui la gestione del rischio, misure preventive e procedure di reclamo obbligatorie.
Allargando il campo di indagine al di fuori dell’Unione Europea, preme far rilevare che anche altri Paesi europei si muovono nella medesima direzione, come ad esempio il Regno Unito.
I requisiti di informativa sulla sostenibilità (SDR) del Regno Unito segnano un passo significativo nella finanza sostenibile e nella responsabilità aziendale. Questo quadro normativo impone alle aziende e alle istituzioni finanziarie di rendere pubblici i propri dati sull’impatto ambientale e sociale. L’SDR include etichette formali sui prodotti, stabilisce standard minimi per i prodotti etichettati e correlati ai fattori ESG e affronta le preoccupazioni del greenwashing. La Financial Conduct Authority (FCA) ha chiuso la consultazione sui DSP nel gennaio 2023, con l’obiettivo di rafforzare la fiducia e la trasparenza negli investimenti sostenibili e introducendo quattro etichette per i prodotti finanziari e una regola anti-greenwashing, offrendo standard e terminologia comuni per una maggiore chiarezza nel campo della finanza sostenibile. Anche il Regno Unito, come l’UE, sta mettendo a punto un proprio sistema di “tassonomia” che mira a migliorare la comprensione dell’impatto ambientale delle aziende e a sostenere il passaggio del Paese verso un’economia sostenibile. Fungerà da quadro di riferimento per i requisiti di divulgazione della sostenibilità, definendo i criteri per attività o prodotti “verdi”. La consultazione prevista per il 2024 definirà e stabilirà ulteriormente i criteri affinché le attività economiche siano considerate sostenibili dal punto di vista ambientale. Sempre per quanto riguarda il Regno Unito si segnala da ultimo lo Streamlined Energy and Carbon Reporting (SECR), obbligatorio per le grandi organizzazioni del Regno Unito, che prende in considerazione sia le emissioni di gas serra che gli sforzi di efficienza energetica. Si prefigge lo scopo di promuovere la trasparenza, il risparmio sui costi e la riduzione delle emissioni, richiedendo una narrazione, una metodologia e un rapporto di intensità nel reporting. Tutte le grandi organizzazioni, comprese le società quotate alla Borsa di Londra, devono conformarsi, con l’obiettivo di espandere la rendicontazione ed incoraggiare iniziative di efficientamento energetico.
In conclusione, è palese ed evidente che l’interesse di una parte del mondo, non soltanto l’Unione Europea, si stia prodigando per tracciare un nuovo corso per la società di domani dove l’impresa, per essere considerata come impresa responsabile e moderna, dovrà sempre più tener conto delle aspettative non soltanto degli azionisti bensì degli stakeholder, quei portatori di interesse che tanto rilevano in riferimento agli impatti esterni delle diverse policy aziendali.
Commercioestero, spiccatamente sensibile ai temi della sostenibilità, da tempo si interessa e si prodiga attivamente per supportare i diversi attori con modalità differenziate, dalla mera divulgazione alla formazione ed alla consulenza sui temi legati alla sostenibilità.