Indonesia: un mercato interessante. Gli aspetti maggiormente rilevanti della normativa doganale.
di Dagoberto Pierluca Esposito

L’Indonesia rappresenta la quarta democrazia al mondo e la sedicesima economia; ha una buona stabilità politica e una crescita economica che dal 2004 registra tassi superiori al 5% (tra i più alti dell’economia asiatica) con previsioni di crescita tra le più alte al mondo. Il governo indonesiano ha dato avvio a politiche monetarie e fiscali molto prudenti e questo, insieme agli aspetti precedenti, ha incrementato la fiducia dei mercati internazionali che stanno finanziando lo sviluppo indonesiano nel medio-lungo termine.

Il Paese ha una popolazione superiore ai 240 milioni di abitanti. La classe media, composta da più di 45 milioni di persone con un PIL pro capite attorno ai 4.000 euro, e la popolazione giovane sono elementi che determinano un incremento dei consumi interni e che, insieme agli investimenti, sono alla base della crescita. Il governo ha avviato un piano di riforme infrastrutturale e di sviluppo al fine di accelerare lo sviluppo economico entro il 2025; questo in quanto attualmente le infrastrutture risultano essere non adeguate rispetto alla rapida crescita del Paese. L’Indonesia è anche dotata di un settore bancario molto evoluto, ha bassi livelli di debito pubblico e la manodopera è a basso costo.

Tra gli aspetti negativi troviamo un livello di disoccupazione elevato e un sistema legale arretrato, farraginoso e caratterizzato da opacità con corruzione tra le più elevate dell’area asiatica. Inoltre, il livello delle esportazioni è molto basso in quanto risulta essere pari al 25% del PIL ad eccezione delle materie prime nel cui ambito l’Indonesia dipende molto dalla Cina.

Il sistema doganale dell’Indonesia si fonda sulla Legge n. 10/1995, chiamata Legge sulle Dogane, che è stata emanata dopo l’adesione dell’Indonesia al WTO e dopo l’adozione dell’Accordo in materia di valutazione sul valore dei beni soggetti ad importazione ed esportazione. Con tale legge è stato riformato tutto il sistema, soprattutto la struttura organizzativa, l’informatizzazione e l’addestramento del personale.

In ambito doganale l’Indonesia, essendo membro dell’ASEAN, applica anche l’AFTA, l’Accordo sul libero scambio tra i Paesi membri dell’Associazione.

L’Indonesia, infatti, è uno dei membri fondatori dell’ASEAN e della relativa area di libero scambio e questo gli permette di commerciare con gli altri Paesi membri (Vietnam, Malesia, Filippine, Singapore, Tailandia, Brunei, Laos, Birmania e Cambogia) pagando una tariffa preferenziale comune che varia dallo 0% al 5%. Inoltre, l’ASEAN ha concluso anche accordi di libero scambio con altri Paesi quali Cina, Giappone, Corea, India, Australia e Nuova Zelanda consentendo così all’Indonesia di commerciare anche con questi Stati a tariffe preferenziali.

La regola generale in materia di importazioni e di esportazioni è che tali operazioni devono essere effettuate da società indonesiane. Gli investitori stranieri possono importare beni, materie prime e macchinari solo se svolgono attività manifatturiera. Alcune tipologie di merci possono essere importate solo da società autorizzate da un permesso governativo mentre altri prodotti sono soggetti a quote.

I dazi doganali variano all’interno di un raggio molto ampio compreso tra lo 0%, applicato alle materie prime, e il 200% applicato ad alcune tipologie di veicoli. Su cibo, prodotti chimici, prodotti farmaceutici e altri beni precisamente determinati sono applicate delle sovrattasse variabili tra il 5% e il 30%. In media i beni essenziali vengono tassati per una somma pari al 10-30% del loro valore, mentre sui beni non essenziali la tassazione varia tra il 50% e il 60%. In aggiunta ai dazi doganali per l’importazione di beni bisogna anche versare:

– una tassa aggiuntiva pari al 2,5% se il bene non richiede un’autorizzazione;

– una tassa aggiuntiva pari al 7,5% se il bene richiede un’autorizzazione;

– l’IVA del 10%;

– per certe tipologie di beni di lusso, sono previste tasse che variano tra il 10 e il 30% del valore del bene oggetto di importazione.

Il valore del bene viene calcolato in base a diverse metodologie previste dall’Accordo in materia di valutazione sul valore dei beni oggetto di importazione e di esportazione del WTO.

I metodi sono:

– transaction value: prezzo realmente pagato o che si sarebbe dovuto pagare;

– transaction value of identical goods;

– transaction value of similar goods;

– deductive value method;

– computed value method;

– “fall back” method.

La normativa doganale indonesiana prevede che il soggetto importatore depositi presso gli Uffici competenti della Dogana il Customs Value Declaration Form e i relativi documenti di supporto.

Qualora l’importatore debba importare, in diversi carichi, merci alle stesse condizioni e che abbiano lo stesso valore, lo stesso fornitore, le stesse condizioni di transazione può utilizzare una procedura semplificata previa richiesta alla Direzione Generale delle Dogane e dei Dazi.

Sul territorio indonesiano sono state create le Bonded Area ovvero magazzini ed aree autorizzati ad essere utilizzati come depositi, luoghi di lavorazione ed esposizioni o vendita di beni. All’interno di tali aree la tassazione dei beni può essere differita a condizione che gli edifici rispettino determinate condizioni. È necessaria l’autorizzazione da parte dei funzionari doganali affinché i beni possano uscire dalle bonded areas per la successiva importazione per uso domestico, sottoposizione a lavorazioni successive, esportazione.

Altre zone speciali create sul territorio indonesiano sono le Zone KAPET. In queste aree vengono garantite delle facilitazioni, delle esenzioni o la sospensione del pagamento delle tasse doganali di importazione al rispetto di determinate condizioni.

Esistono due tipologie di beni in Indonesia che, se importati per un utilizzo determinato nel tempo e per uno scopo determinato al momento della importazione, possono essere non sottoposti alla tassazione doganale, vale a dire:

– beni che devono essere utilizzati a fini dimostrativi e di esibizioni. Ad esempio merci da utilizzare per fiere, ricerche, fini educativi, campioni, modelli, veicoli per il trasporto dei turisti, macchinari utilizzati per operazioni di ricerca petrolifera, beni che devono essere ripartiti, modificati e simili. Per questa prima tipologia, ai fini della importazione temporanea degli stessi, deve essere depositata una somma a titolo di garanzia;

– beni che devono essere utilizzati per progetti di lavoro, a fini produttivi o per il trasporto domestico. Per questa seconda tipologia, ai fini della importazione temporanea degli stessi deve essere effettuato un pagamento mensile pari al 2% delle tasse di importazioni che sarebbero state dovute in caso di importazione.

Se i beni non risultano essere riesportati entro un certo arco temporale, dovranno essere versate le tasse di importazione insieme ad una sanzione amministrativa pari al 100% dell’ammontare delle tasse dovute.

Si evidenzia che determinate tipologie di prodotti non sono soggette al versamento del dazio e sono previste anche delle esenzioni qualora i beni siano utilizzati con determinate modalità.

In linea generale, limitandosi agli aspetti analizzati nel presente articolo, l’Indonesia non è un paese che possiede particolari criticità. Ci sono ulteriori elementi che portano a considerare l’Indonesia un mercato di sbocco molto interessante e con grandi potenzialità per le imprese italiane. E’ la prima economia del Sud Est Asiatico, destinata secondo stime autorevoli a diventare l’ottava entro il 2050 ed è un mercato reso ancora più interessante dall’integrazione nell’area ASEAN e dagli accordi di libero scambio già siglati con Cina, Giappone, Australia, Nuova Zelanda, Corea ed India. Questi sono tutti aspetti che, sommati tra loro, inducono a guardare l’Indonesia come un importante bacino di domanda per i beni “Made in Italy”. Ovviamente le esportazioni verso un Paese estero possono presentare difficoltà contrattuali e operative, che variano a seconda dei prodotti e dei servizi e che sono superabili grazie all’affiancamento di consulenti esperti. Lo Studio Tupponi, De Marinis, Russo & Partners ha negli anni consolidato la conoscenza su tali tematiche anche rispetto al mercato indonesiano ed ha le competenze tecniche per poter fornire alle PMI italiane un supporto completo.