L’art. 47 della legge n. 206/2023, al primo comma, autorizza la spesa di 4 milioni di euro per l’anno 2023 e di 26 milioni di euro per l’anno 2024 affinché il MIMIT (Ministero delle imprese e del made in Italy) promuova e sostenga la ricerca applicata, lo sviluppo e l’utilizzo della tecnologia basata su registri distribuiti (DLT) – blockchain – così come definita all’art. 8-ter del decreto-legge n. 135/2018, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12.
Il quarto comma dell’art. 47 consente al MIMIT di concedere alle piccole e medie imprese (PMI) che ne facciano richiesta:
- contributi a fondo perduto e finanziamenti a tasso agevolato per progetti che riguardano lo sviluppo e l’utilizzo delle tecnologie basate su registri distribuiti, mirando a implementare sistemi di tracciabilità delle filiere produttive del made in Italy, dalla produzione delle materie prime fino alla distribuzione commerciale;
- contributi e finanziamenti a tasso agevolato per la consulenza e la formazione sulla digitalizzazione dei processi produttivi basata su registri distribuiti.
La valorizzazione della tecnologia – Come si legge chiaramente dalla formulazione della norma, l’art. 47 affronta la questione dell’utilizzo della tecnologia blockchain – tecnologia basata su registri distribuiti – che, grazie alle sue funzionalità, permette la tracciabilità, la certificazione e la valorizzazione della filiera dei prodotti e del made in Italy.
È doverosa una premessa.
Può risultare complicato dare una definizione univoca al termine blockchain, poiché esso assume diversi significati a seconda della prospettiva in cui viene adottato.
L’art. 8-ter del già richiamato decreto-legge n. 135 del 2018, occupandosi di tecnologie basate su registri distribuiti e smart contract recita: «1. Si definiscono «tecnologie basate su registri distribuiti» (blockchain) le tecnologie e i protocolli informatici che usano un registro condiviso, distribuito, replicabile, accessibile simultaneamente, architetturalmente decentralizzato su basi crittografiche, tali da consentire la registrazione, la convalida, l’aggiornamento e l’archiviazione di dati sia in chiaro che ulteriormente protetti da crittografia verificabili da ciascun partecipante, non alterabili e non modificabili». In estrema sintesi, quindi, la blockchain è una struttura informatica che, utilizzando la crittografia, permette di organizzare informazioni in modo da garantirne l’inalterabilità.
Possiamo rappresentarla come un grosso file, spesso condiviso su più computer, che è diviso in blocchi concatenati tra loro con scansione temporale ben definita, ciascuno dei quali contiene delle informazioni.
Come se fosse una fila di scatoloni, ciascuno pieno di buste.
Il concatenamento crittografico dei blocchi permette di garantire che, se il primo blocco è autentico e originale, tutti i seguenti lo sono, e permette a chiunque di aggiungere un nuovo blocco, rispettando le regole della particolare blockchain.
Le blockchain sono “libri mastri” a blocchi, ciascuno dei quali registra le informazioni sulle “transazioni” effettuate. Per aggiungere un blocco e certificare uno scambio serve il consenso dei partecipanti alla catena stessa.
Esistono dei “volontari”, – miners – dotati di server con enormi capacità di calcolo, che prendono alcune delle registrazioni contabili – ledger, richieste ma non ancora registrate (buste), le inseriscono in un blocco temporaneo della blockchain (scatolone) e cercano di “agganciarlo” alla blockchain (fila di scatoloni), eseguendo un complicatissimo calcolo matematico – staking (che consuma moltissima energia elettrica).
Il primo che ci riesce vince, “aggancia” il nuovo blocco alla blockchain e lo invia a tutti i server. Tutti gli altri, che stavano tentando di fare la stessa cosa, ma hanno “perso la gara”, buttano via il lavoro fatto e ricominciano da capo con un nuovo blocco, contenente nuove registrazioni contabili.
Chi ha “vinto” e ha creato il nuovo blocco della blockchain, riceve in premio un certo numero fisso di Bitcoin “creati” dal nulla (“minati” dai miners cioè i minatori) più l’ammontare di tutte le “commissioni”, realizzate ad esempio con Bitcoin già esistenti, contenute nelle richieste di registrazioni contabili che ha autenticato.
Se la sua bolletta dell’energia elettrica è più bassa del valore dei bitcoin che riceve, guadagna soldi.
In tal modo si distribuisce la gestione di un database superando lo schema tradizionale della gestione centralizzata dei dati.
Qualsiasi genere d’informazione o dato può essere digitalmente rappresentato ed essere contenuto e conservato all’interno di una piattaforma blockchain.
Proprio per le sue caratteristiche la blockchain può essere utilizzata come strumento di lotta alla contraffazione ed è questo uno dei motivi che per cui è stata inserita nella Legge sul Made in Italy e ne vengono finanziati i progetti applicativi.
All’interno della blockchain è possibile registrare tutte le transazioni che avvengono tra i diversi partecipanti alla catena di approvvigionamento (supply chain), da monte a valle della filiera produttiva.
Questo sistema consente così di monitorare chiaramente l’origine e la qualità dei prodotti in ogni fase del processo, riducendo il rischio di possibili frodi ed eliminando la contraffazione.
In questo modo, ad esempio attraverso l’utilizzo di un QR code stampato sulla confezione del prodotto, sarà possibile per il consumatore ottenere informazioni esaustive e affidabili sul prodotto e verificare l’origine delle materie prime e il “Made in Italy”.
Il catalogo nazionale per il censimento – Il secondo comma dell’art. 47 della novella istituisce presso il MIMIT un catalogo nazionale per il censimento delle soluzioni tecnologiche basate su registri distribuiti. Il suddetto catalogo provvede al censimento dei nodi infrastrutturali rispondenti ai requisiti dettati dall’European Blockchain Services Infrastructure (EBSI), al fine di promuovere la costituzione di una rete basata su tecnologie distribuite, favorendo l’interoperabilità con le soluzioni tecnologiche sviluppate all’interno dell’Italian Blockchain Services Infrastructure.
Si precisa che l’European Blockchain Services Infrastructure (EBSI) è un’iniziativa della Commissione Europea e della European Blockchain Partnership che mira a sfruttare il potere della blockchain per il bene pubblico.
Il terzo comma dell’art. 47 della novella autorizza la spesa di 200.000 euro per l’anno 2023 per diverse finalità:
- l’istituzione e il funzionamento del catalogo;
- il coordinamento con le istituzioni europee e nazionali competenti in materia;
- l’esecuzione di attività di censimento e verifica;
- la promozione di specifici casi d’uso sulla tracciabilità dei prodotti italiani.
A partire dall’anno 2024, è autorizzata la spesa di 50.000 euro per l’aggiornamento e la manutenzione del catalogo.
Il quinto comma dello stesso articolo prevede che, tramite un decreto del MMIT, e in collaborazione con il Ministro dell’economia e delle finanze, entro 60 giorni dall’entrata in vigore della nuova legge si debbano definire alcune questioni tra cui:
- la ripartizione delle risorse previste dal primo comma tra le finalità enunciate nel precedente comma;
- la determinazione dell’ammontare dei contributi;
- la definizione delle modalità di concessione e fruizione delle agevolazioni».
Misure economiche per l’anno 2024 e “Metaverso” – Al primo comma dell’art. 48 della nuova legge, il MIMIT è autorizzato a una spesa di 5 milioni di euro per l’anno 2024 per promuovere la transizione digitale dell’industria e dell’artigianato, attraverso l’utilizzo di ambienti virtuali immersivi (Metaverso – Realtà Aumentata e Intelligenza Artificiale). Queste iniziative sono finalizzate a sviluppare il commercio elettronico e a migliorare i processi produttivi, formativi e di marketing.
Il Metaverso si propone come una nuova modalità tecnologica basata sulla realtà virtuale, la realtà aumentata e tutte le applicazioni connesse anche se l’avvento e la crescita prorompente dell’Intelligenza Artificiale e di Chat GPT nel 2023 hanno fatto segnare pesantemente il passo al Metaverso.
Potremmo dire che il Metaverso è una specie di “universo parallelo” (la fantascienza, almeno per ora solo nella sua versione virtuale, è diventata realtà) in cui esistono altri linguaggi, altri spazi altri soggetti.
Il Metaverso oramai è un “dato acquisito” resta invece da vedere quale sarà il percorso che porterà buona parte degli individui ad integrare e compenetrare le proprie vite reali con le esperienze online.
Gli spazi digitali, in costante aumento, sono destinati ad ospitare non solo l’attività di socializzazione, ma anche gli incontri di business e dunque lo shopping di nuovi beni e servizi ed è la ragione per cui viene preso in considerazione dall’art. 48 della novella.
Il modello di Metaverso che vedrà con ogni probabilità maggior diffusione è incentrato sulla creazione di piattaforme digitali, basate sulla tecnologia blockchain, che permettano ai vari utenti di creare spazi digitali personalizzati attraverso l’acquisto e lo scambio di oggetti virtuali sia mobili che immobili.
Stiamo parlando di possibili mondi in cui tutto ciò che è reale può diventare digitale e prendere forme nuove combinandosi con altri elementi, di fatto permettendo esperienze virtuali non sottoposte ai vincoli fisici del mondo reale.
Proviamo ad immaginare che un possibile cliente stia accedendo ad uno store, nel Metaverso.
Dopo aver testato virtualmente i prodotti / servizi potrebbe aver bisogno di supporto. Se invece di chattare entrasse in contatto diretto con ologrammi capaci di mostrargli come risolvere il problema concretamente sarebbe probabilmente più a suo agio. Questo è un esempio di esperienza immersiva capace di attirare e fidelizzare clienti. Ognuno di noi potrebbe, in teoria popolare un Metaverso.
I così detti creators: innovatori, artisti, imprese e professionisti saranno i protagonisti e gli sviluppatori di questa tecnologia.
Affinché il Metaverso sia sempre più coinvolgente si dovranno progettare e poi costruire dispositivi sempre più avanzati, in grado di avvicinare sempre più l’esperienza virtuale a quella reale come ad esempio visori, occhiali, sensori, controlli remoti ed elementi indossabili e la “Legge sul Made in Italy” mira a finanziare anche queste nuove possibilità.