Nel settembre 2016 il Governo Renzi, per mezzo del Ministero dello Sviluppo Economico, ha introdotto il Piano Nazionale Industria 4.0, piano di politica industriale costituito da una serie di provvedimenti volti a potenziare, in una logica 4.0 appunto, l’industria italiana tramite investimenti per l’innovazione e la competitività. Accanto alle misure già rivelatesi efficaci, ne sono state introdotte di nuove, al fine di fronteggiare le nuove esigenze emergenti. L’espressione “Industria 4.0” è stata utilizzata per la prima volta nel 2011 in Germania e sottintende una serie di cambiamenti nei modi di produzione, cambiamenti quanto più cruciali ed attuali, che coinvolgono l’intero sistema economico, compresi, probabilmente, i rapporti di produzione, tra datore di lavoro e lavoratore, ad esempio. È forse giunta l’era della quarta rivoluzione industriale, la quale porterà ad una produzione industriale totalmente automatizzata ed interconnessa, tramite l’utilizzo di macchine intelligenti nonché di sistemi totalmente digitalizzati e resa possibile dalla disponibilità di sensori e di connessioni wireless a basso costo.
Tra i provvedimenti presenti nel piano Industria 4.0, quelli che dovrebbero avere maggiore impatto sull’industria italiana sono:
- La Sabatini ter, che prevede la concessione di un contributo alle PMI a copertura parziale degli interessi su finanziamenti bancari per l’acquisto di macchinari, impianti ed attrezzature. È previsto un contributo maggiorato per le PMI che investono nel digitale;
- Il “superammortamento” e “iperammortamento”, volti a facilitare e supportare l’acquisto da parte delle imprese di beni strumentali o macchinari ad alto contenuto tecnologico. In particolare, con il “superammortamento”, l’agevolazione consiste in una supervalutazione del 140% degli investimenti in beni strumentali nuovi acquistati o in leasing; l’”iperammortamento” prevede, invece, una supervalutazione del 250% degli investimenti in beni strumentali nuovi ad alto contenuto tecnologico acquistati o in leasing.
- Il credito d’imposta in Ricerca & Sviluppo, pari al 50% su investimenti incrementali in R&S, volti all’innovazione di processi e prodotti.
Il Piano Industria 4.0 si concentra, dunque, sul potenziamento dell’imprenditorialità innovativa, predisponendo misure di vantaggio per le Start up e le PMI innovative. In particolare, è dal 2012 che il Governo è impegnato ad elaborare un quadro normativo organico per favorire la nascita e la crescita di imprese innovative. Con il Decreto Crescita 2.0 (D.L. 179/2012), convertito in Legge 18 dicembre 2012 n. 221, recante “Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese”, è stata introdotta nel nostro ordinamento una definizione di start up innovativa, ovvero di nuova impresa innovativa ad alto valore tecnologico.
L’art. 25 di tale decreto definisce la start up innovativa come una “società di capitali, costituita anche in forma cooperativa, di diritto italiano oppure Societas Europea, le cui azioni o quote non sono quotate su un mercato regolamentato o su un sistema multilaterale di negoziazione”. Requisiti fondamentali sono:
- deve essere di nuova costituzione o comunque deve essere stata costituita da meno di 5 anni;
- deve avere sede principale in Italia o in uno Stato UE o EEA, purché abbia poi una sede produttiva o una filiale in Italia;
- deve presentare un valore annuo di produzione inferiore ai 5 milioni di euro;
- non deve distribuire utili per tutta la durata del regime agevolativo;
- deve avere come oggetto sociale esclusivo o prevalente lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico;
- non deve essere stata costituita dalla fusione, scissione o da cessione di azienda o di ramo di azienda.
Inoltre, il contenuto innovativo dell’impresa è evidenziato dal possesso di almeno uno dei seguenti criteri:
- ha sostenuto spese in R&S ed innovazione per una quota almeno pari al 15% del valore maggiorato tra fatturato e costo della produzione;
- impiega, come dipendenti o collaboratori, a qualsiasi titolo, personale altamente qualificato, in percentuale uguale o superiore ad 1/3 della propria forza lavoro per dottori di ricerca, dottorandi o ricercatori, oppure almeno 2/3 per soggetti con laurea magistrale;
- è titolare o depositaria o licenziataria di almeno un brevetto o titolare di un software registrato.
La costituzione di una Start up innovativa, in virtù delle agevolazioni ad essa riconosciute, risulta caratterizzata da economicità di tempo e costi. In particolare, essa può essere costituita, nonché poi eventualmente modificata, non solo, come di norma, con atto pubblico, ma anche gratuitamente tramite modello uniforme personalizzabile, sottoscritto con firma digitale autenticata. Tale procedura, di carattere volontario, si svolge quindi interamente online, su una piattaforma appositamente dedicata. Mediante dichiarazione di autocertificazione di possesso dei requisiti su menzionati, trasmessa online, la Start up avrà accesso immediato alla sezione speciale del Registro delle Imprese. Per gli adempimenti da effettuare presso tale Registro, è previsto l’esonero dal pagamento dei diritti camerali annuali e dei diritti di segreteria e le imposte di bollo, abitualmente dovuti. Inoltre si riscontra una maggiore flessibilità nella successiva gestione di tale tipologia societaria. In particolare:
- la Start up innovativa gode di una moratoria di un anno per il ripianamento delle perdite superiori ad 1/3;
- non trova applicazione la disciplina delle società di comodo e delle società in perdita sistematica;
- è esentata dall’obbligo di apposizione del visto di conformità per la compensazione dei crediti IVA;
- vi è un adeguamento della disciplina dei contratti a tempo determinato, potendo la Start up stipulare contratti di durata anche inferiore ai 36 mesi, senza limiti di proroghe, e non vi è l’obbligo di mantenere un rapporto fisso tra i contratti a tempo determinato e quelli a tempo indeterminato. A ciò si aggiunge la facoltà di stabilire liberamente quali quote della remunerazione siano fisse o variabili, remunerazione che può avvenire anche tramite strumenti di partecipazione al capitale, quali le stock option e work for equity.
Le Start up innovative fruiscono poi di una serie di deroghe alla disciplina societaria ordinaria: se costituite in forma di s.r.l. possono, infatti, creare categorie di quote dotate di particolari diritti, emettere strumenti finanziari partecipativi, offrire al pubblico quote di capitale, effettuare operazioni sulle quote.
Le altre facilitazioni di cui una Start up innovativa beneficia sono le seguenti:
- Accesso facilitato e gratuito al Fondo di Garanzia per le Piccole e Medie Imprese, il quale facilita l’accesso al credito attraverso la concessione di una garanzia dell’80%, fino ad un massimo di 2,5 milioni di euro, sul prestito erogato dalla banca.
- Accesso alla “Carta Servizi Startup” dell’ICE, che dà diritto ad uno sconto del 30% sui costi standard di alcuni dei servizi legati all’internazionalizzazione erogati dall’Agenzia.
- Accesso al programma di finanziamento agevolato Smart & Start Italia, la cui dotazione finanziaria è di 200 milioni di euro, fino ad esaurimento fondi, al fine di coprire programmi di spesa, compresi tra 100 mila e 1,5 milioni di euro, tramite mutui a tasso zero per il 70% dell’ammontare.
- Mancato assoggettamento alla disciplina ordinaria del fallimento, in quanto le Start up innovative sono annoverate tra i soggetti non fallibili (Fail-fast).
- Italia Startup Visa e Italia Startup Hub, procedure semplificate lanciate entrambe nel 2014, la prima destinata ad imprenditori extra Ue intenzionati ad avviare una Start up innovativa in Italia, la seconda rivolta a cittadini extra Ue già in possesso di regolare permesso di soggiorno che intendono ora costituire una Start up innovativa in Italia, ottenendo così “permesso per lavoro autonomo start up”.
Al fine di accelerare lo sviluppo delle imprese ad alto contenuto innovativo e di attribuire ad esse maggiore operatività, è stata creata una società di gestione del risparmio (SGR), la Invitalia Ventures controllata da Invitalia (Agenzia Nazionale per lo Sviluppo), la quale co-investirà privati nazionali ed internazionali con un fondo di Venture Capital, Italia Venture I, per una dotazione di 50 milioni di euro.
Dal 2013 l’ordinamento italiano è stato arricchito da una normativa espressamente dedicata all’”equity crowdfunding”, grazie al quale le Start up hanno la possibilità di raccogliere capitale con campagne di equity crowdfunding su portali online autorizzati. Nel 2015 l’Investment Compact, ovvero il D.L. 3/2015, ha innovato tale strumento, estendendone la fruizione anche alle PMI innovative. In particolare, il citato decreto ha elargito gran parte delle agevolazioni prima riservate alle sole Start up a tutte le Piccole e Medie imprese operanti nel campo dell’innovazione tecnologica, genericamente denominate PMI innovative. È da sottolineare che le Start up innovative, che abbiano raggiunto un certo stadio di maturità e dunque di successo, e che quindi mantengono una significativa componente di innovazione, hanno la possibilità di sfruttare il processo di trasformazione automatica in PMI innovativa. Si tratta di una società di capitali, costituita anche in forma cooperativa, che presenta le seguenti caratteristiche:
- impiega meno di 250 persone ed ha un fatturato annuo non superiore ai 50 milioni di euro o un attivo totale dello stato patrimoniale non superiore ai 43 milioni di euro;
- ha la sede principale in Italia o in uno stato Ue o EEA, purchè poi abbia una sede produttiva o una filiale in Italia;
- dispone di bilancio certificato;
- non ha azioni quotate in un mercato regolamentato;
- non è iscritta alla sezione speciale del Registro delle Imprese dedicata alle Start up innovative.
Infine, è considerata innovativa se ha sostenuto spese in Ricerca & Sviluppo ed innovazione pari almeno al 3% del maggiore valore tra costo e valore totale della produzione.
Come già accennato, le PMI innovative beneficiano delle medesime agevolazioni concesse alle Start up, quali una disciplina societaria flessibile, un ripianamento delle perdite facilitato, la deroga alla disciplina applicata alle società di comodo, la possibilità di erogare strumenti di partecipazione al capitale (Stock option e work for equity), facilitazioni nell’accesso al credito e l’assistenza dell’ Agenzia ICE.
Agevolazioni fiscali sono concesse anche agli investitori delle Start up e PMI innovative. La legge di bilancio 2017 ha esteso e rafforzato tali agevolazioni prevedendo detrazioni fiscali IRPEF e IRES pari al 30% della somma investita nel capitale sociale. Semplificando, la persona fisica o l’impresa che decida di diventare socio di una Start up o una PMI potrà effettuare il proprio investimento scontando poi un terzo della somma versata dalle proprie tasse. Tali agevolazioni, prima di carattere temporaneo, sono state rese definitive. Unico limite posto dalla normativa è che la fruizione dell’incentivo è condizionata dal mantenimento dell’investimento per un periodo di almeno 3 anni.
Al fine di facilitare lo sviluppo di collaborazioni, nonché di promuovere l’investimento nell’ambito dell’innovazione, è stata creata una piattaforma online che raccoglie tutte le Start up e le PMI innovative presenti sul territorio italiano. Si tratta di #ItalyFrontiers, vera e propria vetrina online di tali società che, permette alle stesse di gestire un profilo pubblico, accessibile a tutti, riassuntivo dei dati societari e delle informazioni inerenti la vita e l’attività della società.